L’alternanza nell'uso dei tool, allo scrivere, fa bene?
Questo dubbio me lo son posto osservandomi cambiare, ultimamente, spesso programma per scrivere.
Qualche giorno fa, mi sono reso conto che, ultimamente, continuo ad alternare i programmi per scrivere, che uso sia per le newsletter, che per altri testi, come capitoli del nuovo libro o manualistica, e mi sono chiesto come mai, avessi preso a cambiare continuamente programma di scrittura.
Di solito, sino a poco tempo fa, usavo Scrivener per tutto quello che era scrittura, e continuo ad usarlo, ma vi spiegherò come, tra poco, pur avendo cambiato metodologia di scrittura.
Per chi lo conosce, Scrivener è uno dei migliori programmi per ‘’S’’crivere. E con scrivere non intendo lettere, mail o cose simili: per quelle esistono i word processor come Word, Libre Office o Pages.
Per scrivere intendo scrivere qualcosa di strutturato, come può essere un manuale, un romanzo, una newsletter periodica; quindi, qualcosa che va scritto in un contesto di un oggetto più grande e strutturato.
Per capirci:
se devo scrivere un manuale, devo poter spostare le immagini a corredo in modo facile e poterle pizzare dove mi serve, quando mi serve. Devo poter inoltre fare riferimento alla stessa foto in più punti senza appesantire il file con copie continue della stessa immagine, ma riferendomi ad un link unico per tutto il documento prodotto alla fine.
Se devo scrivere un romanzo, devo poter spostare capitoli interi, da una parte all’altra, se decido di cambiare la traiettoria del racconto.
Se devo scrivere una newsletter, devo poterle avere lo storico tutto lì, in ordine di data di ultima modifica, o di creazione.
Insomma, per scrivere intendo qualcosa di più o meno strutturato. Non una semplice pagina o insieme di pagine isolate, a sé stanti.
Scrivener, è una applicazione che è stata creata per scrivere da chi scrive per professione, quindi ha tutta una serie di funzionalità che permettono di fare quello che descrivevo sopra, in semplicità ed indipendentemente dal volume, nel senso di dimensioni, del prodotto finale.
Se decideste di scrivere un romanzo in Word, per esempio, dovreste creare un file per ogni capitolo, e per spostarlo dovreste rinominare il file in modo che stia alla posizione in cui lo volete trasferire. Alla fine, dovreste fare un copia incolla di tutti i singoli file per ottenere un documento unico da poter stampare o inviare per la stampa presso una casa editrice: provateci!! Vi garantisco che già al 5°, 6° capitolo il solo generare un documento unico, vi farebbe venire un discreto mal di testa!
Non parliamo poi delle dimensioni del file ottenuto, che stranamente non sarebbe la somma delle dimensioni dei singoli file/capitoli, ma, per motivi che solo Microsoft conosce, diventa almeno 5 volte più grande, come dimensione di finale.
Se poi state scrivendo un manuale, auguri: posizionare immagini che restino al loro posto quando spostate del testo, è un’impresa da Noè con la sua arca!
Pages, da questo punto di vista è più sicuro: riesce a gestire decisamente meglio le immagini, ma anche in questo caso, se sommate una serie di capitoli per ottenere uno scritto unico, auguri: le dimensioni facilmente diventano poco gestibili.
Casa Cupertino aveva un buon prodotto per casi come libri o manuali: iBooks Author, ma per qualche strano motivo lo hanno cassato. Nel 2020, dichiarando pomposamente che Pages fa circa la stessa cosa, e per quello che non faceva al momento della dismissione, parliamo del 2020, avrebbero spostato le funzionalità peculiari di iBooks Author in Pages.
Inoltre è stata implementata la funzione di importazione diretta da file in formato .iba direttamente in Pages, così da non perdere tutto il lavoro fatto in iBooks Author negli anni.
Io, per non saper né leggere né scrivere, ho salvato l’applicazione così da poterla usare anche sul novo sistema operativo da cui è sparito, perché per pubblicare sullo store libri di casa Apple, iBooks Author è troppo comodo!
Quello più facile da usare, come word processor, per scrivere documenti strutturati è sicuramente Libre Office. Ha una funziona specifica per gestire insiemi di file come un unico documento, ossia i documenti Master. Quest’ultimi, praticamente, sono delle collezioni di documenti.
In pratica: voi scrivere i vostri capitoli, o sezioni, in file singoli, poi create un documento Master e gli dite di considerare i vostri file, nell’ordine che preferite. In questo modo otterrete un unico documento che include la sommatoria dei vostri documenti indipendenti. Il documento Master è in sola lettura: serve solo ad organizzare, per la stampa in PDF, verso la stampante o da inviare alla stampa presso una entità terza, il documento nel suo complesso. Tutti i parametri, di ogni singolo documento, vengono rispettati nel costruire il vostro tomo finale.
Va da sé, a questo punto, che dovete essere coerenti voi, con la definizione dei tipo carattere e dimensione per ogni tipo di paragrafo: che sia H1 → H5 o una nota, un riporto o il corpo del testo, dovete essere voi a tenere coerenti le definizioni dei diversi parametri, in modo da avere una omogeneità di presentazione nel volume finale. Inoltre giocando sulle intestazioni (H2 → H5) permette la generazione automatica di indici, cosa che male non fa mai, senza che dobbiate impazzire, ogni volta a rigenerarlo, se spostate un capitolo, o una sezione, da una parte all’altra del libro.
E questi sono i word processor. Nemmeno a farlo apposta il nome stesso è indicativo dell’unità di gestione del documento: la parola.
Poi esistono programmi di scrittura, fatti appositamente per gestire testi di medie grandi dimensioni più o meno strutturati. I tre più noti sono:
Queste applicazioni, nei vari store, vengono differenziati dai ‘word processor’ chiamandoli ‘programmi di scrittura’. La differenza fondamentale, tra i tre programmi, sta nel fatto che il primo usa un ambiente grafico tradizionale, molto simile a Word per capirci, con le classiche funzioni di gestione dei formati: grassetto, incisivo, sottolineato, giustificato a destra, a sinistra, centrato ecc. ecc. attraverso dei pulsanti o delle scorciatoie da tastiera. Inoltre, permette la creazione al volo di capitoli, sezioni e sottosezioni formattate in modo omogeneo.
Il secondo, invece, si basa sul concetto di ambiente di scrittura. La gestione dei capitoli, sezioni, paragrafi viene gestita come oggetti indipendenti; quindi, possono essere spostati ovunque al volo, inoltre esistono, già pronte, aree dove conservare, sempre in modo strutturato, tutto ciò che concorre a far crescere il documento: schede personaggi, schede luogo, area stoccaggio immagini e file esterni, un’area dedicata allo stoccaggio di qualsiasi link di rete che ci possa servire per il nostro scritto. Insomma, Scrivener è un ambiente di scrittura, che mantiene comunque le caratteristiche classiche di un word processo per quanto riguarda la funzione di scrittura vera e propria, quindi classici pulsanti per grassetto, corsivo, sottolineato, giustificazione, dimensioni testo e distanze tra righe e paragrafi, eccetera eccetera.
Il terzo, infine, si basa sulla scrittura sul linguaggio di markup MarkDown. Pur mantenendo la qualifica di ambiente di scrittura di Scrivener, sebbene decisamente meno ricca di funzioni, la gestione dei parametri del testo è molto più basilare, e viene effettuato con delle coppie di prefissi, e suffissi al testo. Per esempio, il grassetto si ottiene antecedendo due asterischi al testo da modificare e facendo seguire da due asterischi la fine della zona modificata. Per il corsivo si usa un solo asterisco e così via. L’unica formattazione prevista è quella a sinistra. Diciamo che è una evoluzione del linguaggio HTML, fatta specificatamente per la scrittura di testi, senza distrazioni eccessive. In questo caso la gestione dei capitoli, e sezioni, viene gestita attraverso una struttura ad albero nel programma, oppure in alcuni altri software, Bear per esempio, con l’uso di tag.
Ok chiarita la differenza tra un’applicazione e l’altra, io uso Scrivener di solito. Ultimamente, però, ho notato che tendo a cambiare spesso, applicazione per scrivere quello che devo scrivere.
È come se il mio cervello si annoiasse ad usare sempre la stessa interfaccia grafica, oppure che l’uso della stessa interfaccia grafica, mi deconcentrasse. È vero che pure Scrivener ha la sua bella funzione scrittura senza distrazioni, che una volta attivata rende lo schermo totalmente vuoto tranne che per il testo che stai componendo, ma, ciononostante, il mio cervello pare bloccarsi, per cui alla fine ho modificato il mio modo di scrivere nel seguente modo:
Genero un documento Scrivener con la struttura dei capitoli e delle sezioni, vuote ovviamente.
Approfitto delle capacità di Scrivener, per collezionare all’intento dello stesso progetto, tutti i documenti che mi possono servire per scrivere il mio romanzo, manuale o altro che sia.
Sempre sfruttando le capacità di collezionare per progetto di Scrivener, creo e tengo sott’occhio i personaggi, o gli oggetti primari, se si tratta di un manuale.
E come per l’ultimo punto, tengo raggruppato tutte le eventuali pagine (in realtà solo i link) di tutto ciò che mi serve da internet per scrivere il mio testo.
Al momento di scrivere, però, non uso più Scrivener: mi affido ad un editor di testo puro, che sfrutti il linguaggio markdown, che chiaramente Scrivener è in grado di capire al momento in cui lo copio incollo al suo interno.
Le possibilità di scrivere testi in markdown sono infinite: ci sono decine di programmi che lo permettono su tutte e tre le piattaforme più comuni, molte poi sono multipiattaforma, cosa che aiuta a non dover cambiare abitudine all’aspetto dell’interfaccia cambiando sistema operativo. Una lista molto limitata, dei programmi per scrivere e editare testi Markdown è:
iA Writer
Typora
Bear
Mark
Draft
Dillinger
WriteMonkey
Laverna
E questa lista potrebbe continuare per altre decine di righe. Ovviamente ci sono applicazioni che hanno un costo unico, altre un costo mensile ed altre, la maggior parte, open source che risultano gratuite. La scelta di quale applicazione utilizzare è squisitamente personale.
Insomma, sembra che per lo scrivere vero e proprio mi serva un ambiente più leggero e pulito: niente pulsanti da cliccare, niente funzioni da chiamare da menu, solo testo puro con l’aggiunta, se proprio, di qualche carattere asterisco!
In questo modo la mente scorre più fluida, libera di produrre, libera di creare, libera di elaborare e creare, il tuto durante la stesura del testo. Per chi non scrive parecchio, la differenza potrà sembrare minima, ma per chi scrive parecchio, la differenza è enorme!
Concludendo…
Non abbandonerò mai e poi mai Scrivener: la sua capacità di creare un contenitore in cui raggruppare un intero progetto è inestimabile, ma dopo anni nell’usarlo, anche per scrivere, adesso sento la necessità che la fase di scrittura vera e propria sia indipendente ed in un ambiente più limitato, meno distraente; in questo modo la mente non corre in giro per pulsanti o voci di menu, la mente resta ancorata a quello che sto scrivendo, rendendomi molto più produttivo!
Probabilmente è solo una cosa mia: altri, se hanno deciso di usare Scrivener, lo useranno per tutto, mentre se decidono di usare Ulysses faranno tutto con Ulysses. Ognuno ovviamente fa come meglio si trova, ed io ne sono una dimostrazione, visto che inizialmente scrivevo tutto in Libre Office, poi in Pages, poi in iBook Author ed alla fine in Scrivener.
Quello che conta, almeno per la mia esperienza, è trovare l’ambiente giusto in cui muoversi, scrivere intendo; che sia sempre lo stesso, che sia cangiante, in base a cosa dover scrivere, in base a quanto vi sentite concentrati, non ha importanza. Quello che conta davvero è allontanare da noi lo spettro del blocco da pagina bianca, o nera che sia!
Creare un testo è un po' un processo che evolve, così come evolvono la storia, o le spiegazioni se si tratta di manualistica. Almeno per alcuni! Soggettivamente ognuno sceglie i propri meccanismi, per migliorare la propria produzione di testi: che sia un editor particolare, che sia utilizzare toni binaurali o musica classica, poco importa: quello che conta sicuramente è il riuscire a scrivere!!
Buona scrittura! ✍🏻